E c’è chi dice che non esiste più la tradizione
2016, ArtInwriteOut.
Di Edoardo Maggi
Quattro improbabili slot machines accolgono il visitatore in una sorta di vestibolo che evoca le atmosfere di una sala giochi. Ma il loro aspetto è solo apparentemente ludico. Se ci si sofferma a osservarle esse assumono un carattere retorico, quasi rivelatorio, e nelle loro specifiche identità si fanno anticipatrici di un’ironica serietà.
La mostra intitolata NO(W) REGRETS, attualmente in corso al MLAC – Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea dell’Università di Roma La Sapienza – pone infatti un quesito tutt’altro che ingenuo o scontato, anche se formulato con lapidaria chiarezza: è ancora possibile un confronto intelligente con il passato? I quattro giovani artisti in mostra – Alessandro Calizza, Cristiano Carotti, Marco Piantoni e Desiderio – forniscono risposte molteplici, soluzioni che, pur nella varietà delle scelte espressive, dimostrano uno stesso grado di maturità. Per questa singolare giuria il verdetto è affermativo e unanime, ma bisogna porre delle distinzioni.
Se il termine “classico”, allontanandosi sempre più dalla sua originaria nozione di “antico”, indica al giorno d’oggi una modernità che costantemente ricicla sé stessa e la sua storia (emblematici in questo senso sono gli utilizzi che se ne fanno nel campo della moda per conferire legittimità al cool e al trendy), è ora più che mai necessario indagarne le sfumature semantiche e le possibili declinazioni concettuali – le quali coprono un ampio spettro di significati che va dal “già stato” al “riutilizzabile” – per poter ridefinire criticamente l’attualità e affermare nuove identità artistiche che tengano conto di un passato immanente e del suo carattere di esemplarità senza però riproporlo in forme stanche e mute, bensì superandolo, in modo da stabilire un “oltre” che fissi ampi orizzonti piuttosto che delimitare angusti confini.