NO(W) REGRETS: l’arte contemporanea scevra da rimpianti

2016, Periodico Italiano Magazine.
Di Serena Di Giovanni

Nessun timore reverenziale nei confronti dell’arte del passato. La mostra ‘NO(W) REGRETS’, curata da Tommaso Zijno, 17-31 marzo 2016 presso il MLAC – Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, si concentra sulla condizione in cui versa l’arte contemporanea nel nostro Paese, sempre più costretta nel rimpianto di un passato idealmente inarrivabile, piuttosto che all’assimilazione e al superamento delle antiche tradizioni. Il ‘now’ del titolo rimanderebbe proprio all’attualità di un presente recalcitrante in cui sembra che tutto, arte compresa, proceda per ‘forza di inerzia’, risentendo del soffocante bagliore dei fasti trascorsi. L’esposizione costituisce l’occasione della prima uscita ufficiale per un gruppo di artisti denominato ‘ULTRA’, formato da quattro giovani: Alessandro Calizza, Cristiano Carotti, Marco Piantoni e Desiderio. La parola d’ordine del gruppo è ‘oltrepassare’, partendo però dalle espressioni artistiche lasciate in eredità e ripercorrendo la storia dell’arte dalle origini fino alle manifestazioni più recenti. Il tutto, per approdare ad una realtà creativa che sia in primo luogo una ‘critica’ della condizione contemporanea e una ‘presa di coscienza’ del modus vivendi dell’essere umano negli anni duemila. La parola ‘modernità’ viene così scandagliata, messa ‘sotto accusa’ attraverso una chiave interpretativa alternativa e destabilizzante, che si serve delle icone e dei simboli della cultura occidentale, dei supporti tradizionali, installazioni e dipinti, per porre in evidenza il meccanismo di auto-disfacimento che la nostra società ha da tempo messo in atto. Simbologie mitologiche e iconografie desunte dal repertorio classico si fondono, ad esempio, nello stile ‘delirante’ e ‘pop-surreale’ del giovane Alessandro Calizza, dove il bianco puro del marmo viene macchiato e contaminato da colori virali e fosforescenti, e dove le forme si disfano in un’atmosfera di marcescenza e di cinica coagulazione. Il ruolo preponderante della materia ‘carnosa’, per contro, emerge nelle grandi tele di Desiderio, dove l’artista utilizzando un ‘medium’ tradizionale riproduce il mondo dell’infanzia, ‘schiacciato’ da una comprimente densità atmosferica allo stesso tempo noir e macabra. Un universo fatto di bambole, giocattoli, animali di pezza che prendono vita, dove maiali e agnellini vengono usati come pupazzi da infanti disarmanti, che generano una sensazione di claustrofobia e di ansia dilagante, legata all’incubo di una realtà infima, dettata dall’esigenza di un consumismo ‘smanioso’. Tale critica guida anche il lavoro concettuale di Marco Piantoni, che con le sue ‘Banconote al maiale’ induce a riflettere sui meccanismi industriali e sul malato asservimento dell’uomo al sistema economico, di cui l’allevamento in batteria dei maiali, ai fini di un’ottimizzazione del profitto, costituisce un esempio. Viene così tratteggiato il lato di una realtà che produce l’annullamento, la mercificazione e mortificazione dell’essere umano, sempre più assoggettato al sistema socio-economico attuale. La stessa critica emerge in parte anche in Cristiano Carotti, autore di opere ‘espressioniste’ dal forte impatto cromatico le quali, attraverso un repertorio iconografico a metà fra il ‘brutto’, l’ironico e il grottesco, pongono in rilievo le contraddizioni e il perbenismo della nostra società.

Leggi l’intervista al curatore della mostra, Tommaso Zijno su Periodico Italiano Magazine

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