Percorsi di identita’
18 aprile 2012; Wine Bar Camponeschi
A cura di Achille Bonito Oliva ed Umberto Scrocca | Fino al 1 maggio 2012 | Piazza Farnese 52, Roma
Giovedì 19 aprile si rinnovano gli appuntamenti dell’Electronicartcafè_Aperitivo d’arte a cura di Achille Bonito Oliva ed Umberto Scrocca in collaborazione con Takeawaygallery, presso il wine-bar Camponeschi di Roma. Invitati ad esporre quattro artisti della galleria: Alessandro Calizza, Claudio Di Carlo, Giusy Lauriola e Nicola Mette; una ricognizione trasversale che mette a confronto due generazioni di artefici, vicini tanto nella figurazione neopop quanto nelle tematiche affrontate, che, pur sperimentando i linguaggi della performance, dell’avanguardia teatrale e musicale e del video, privilegiano la pittura come mezzo d’espressione.
Nella mostra viene presentata una riflessione sul concetto ed il significato di identità, spesso approfondita nei loro quadri. Partendo dall’analisi del contesto politico e sociale in cui siamo immersi, caratterizzato da una crescente fluidità, mobilità ed indeterminatezza, gli artisti indagano problematiche ed urgenze scaturite da confini identitari costantemente più labili e confusi, dalla continua mancanza di punti di riferimento comunitari e dalla progressiva omogeneizzazione culturale, rinnovando, fronteggiando o esorcizzando incertezze, inquietudini, ma anche tutte le opportunità originate da questa realtà sempre più sfuggente e mutevole.
Tematiche rese attraverso un linguaggio figurativo colorato ed accattivante, dove fascino, erotismo e bellezza superficiali divengono veicolo di messaggi pungenti e radicali, quasi un dolce-amaro che irrita e seduce. La tecnica pittorica precisa ed avvolgente, le atmosfere stranianti e sospese, i riferimenti iconografici che spaziano dai fumetti, al cinema, alla pubblicità, “saccheggiando” tutta la cultura di massa e popolare da cui siamo sempre stati avvolti, cercano di dar senso all’assurdità ed incoerenza che ci circondano.
Le tre opere di Alessandro Calizza, quasi un ideale trittico, prevedono una doppia analisi, interrogandosi sulla genesi di identità soggettiva ed oggettiva e sul funzionamento dei meccanismi di riconoscimento, mettendo in scena un confronto-incontro tanto con il proprio “gruppo di appartenenza” (“Who am I?”) che con l’altro da sé (“Who is him?”). Il protagonista, un essere/avatar viola di nome SNUB, ed i paesaggi da girone dantesco o prelevati da dipinti rinascimentali, disseminati di oggetti emblematici, divengono paradossali ed ironiche chiavi di lettura della realtà quotidiana, attraverso un linguaggio ascrivibile ad un ambito pop surrealista.
Claudio Di Carlo presenta le sue icone della società massmediatica, con due tele dalla serie dei “Rebus”. Donne bellissime immortalate con un taglio fotografico che predilige posizioni forzate ed innaturali e pone l’accento su minuti dettagli e particolari evocativi. Una potente carica erotica, i colori sensuali, un gioco costante tra esplicito ed allusivo celano una corrosiva critica a limitazioni e forzature cui veniamo costantemente sottoposti, trasformandoci in vittime di modelli standard di comportamento; gettano uno sguardo sui concetti di diversità ed esclusione; sfondano porte per poter sfuggire da uniformità ed omologazione.
Protagonisti delle tele di Giusy Lauriola donne e uomini di cui non si scorge il volto. La caratterizzazione avviene attraverso l’abito, quindi il corpo, mezzo primario di relazione con il mondo, specchio di personalità e strumento di identificazione. Se le resine che usa divengono un filtro attraverso il quale creare distanza e guardare dentro di noi, la riflessione che Lauriola ci induce a compiere riguarda la costante ricerca di appartenenza ad un’identità sociale, l’incessante necessità di essere approvati dall’altro: il bisogno di accettazione diviene impulso più potente, anche a scapito della propria individualità.
Nicola Mette propone quattro piccoli acrilici, realizzati con una particolare tecnica che l’artista stesso definisce “pittura liquida”, fatti di sgocciolature, sovrapposizioni ed improvvisi vuoti, appartenenti ad un ciclo del 2011 intitolato appunto “ID.entity”. Sfila nei suoi quadri un’umanità disumanizzata: volti delineati da un tratto fermo ma evanescente, lo sguardo assente, nessun accenno ad un’emozione o espressione. Bianchi come in un’immagine in negativo, fantasmi anziché “esseri” reali, i suoi uomini, donne o divinità, prigionieri di una società sempre più folle ed avvilente, hanno perso ogni connotazione identitaria, hanno perso se stessi, non più in grado di riconoscersi né di essere riconosciuti.