“Surreality Show”: le visioni fantastiche del pop surrealism
2012, DailySTORM.
Di Tommaso Zijno
30 ottobre 2012 – Dal 26 ottore al 15 dicembre le opere di cinque giovani artisti sono esposte all’Officina 468 di Roma, nella mostra “Surreality Show”. Si tratta di dipinti, disegni e collage che generano visioni sorprendenti e spostano la percezione dello spettatore in riflessioni e direzioni inaspettate: ciò che la critica chiama “neo figurativismo”. Per saperne qualcosa di più, abbiamo ascoltato la voce di un suo interprete esordiente, che partecipa alla mostra. La nostra intervista ad Alessandro Calizza.
Il 26 ottobre, a Roma ha riaperto i battenti l’Officina 468 (Via della Lega Lombarda), uno spazio espositivo nei pressi della neo inaugurata ed avveniristica Stazione Tiburtina. La prima mostra, organizzata e curata da Sofia Francesca Miccichè, porta il promettente titolo “Surreality Show”. Per l’opening della galleria sono stati scelti cinque giovani artisti che, si sono affermati nell’ambito del neo figurativismo (o pop surrealism) italiano: Elio Varuna, Jonathan Pannacciò, Cristiano Carotti, El Gato Chimney e Alessandro Calizza. Gli artisti provengono da diverse regioni della Penisola ma trovano un loro denominatore comune nel ricorso al mezzo artistico della pittura, con il quale creano mondi fantasmagorici, surreali e ultra pop, mai scontati e ricchi di quei guizzi d’inventiva che generano visioni sorprendenti e spostano la percezione dello spettatore in riflessioni e direzioni inaspettate.
Molte delle 50 opere in mostra, tra dipinti, disegni e collage, sono state create appositamente per inaugurare lo spazio della storica Officina 468, che promette di segnare una svolta nel panorama delle gallerie romane puntando su quelle espressioni innovative ma non banalmente di moda, che spianano la strada alle ricerche più profonde su ciò che incarna lo spirito del nostro tempo. Le opere di questi 5 giovani esponenti della nuova scena figurativa pittorica anche definita “ultra pop”, importata da Germania, Inghilterra e America, rimarranno in mostra fino al 15 dicembre.
Per approfondire la questione sulla nuova corrente del neo figurativismo e per comprendere meglio l’importanza e la necessità di queste “realtà alternative e fantastiche”, abbiamo rivolto qualche domanda ad Alessandro Calizza, che ha sviluppato un proprio linguaggio surreale, trasferendo oggetti e situazioni reali, all’interno di un mondo fantastico abitato da esseri mostruosi, come “Snub”.
I tuoi quadri mostrano un mondo fantastico, da che cosa trai ispirazione per la realizzazione delle tue opere? E poi, chi è e che funzione ha questo famoso personaggio di nome “SNUB”, che ritroviamo continuamente?
Snub riassume un po’ tutto il discorso sul mio lavoro. Lui è una sorta di avatar, mio personale ma in generale anche di tutte le altre persone. Nei miei quadri quello che cerco di fare è raccontare delle favole, delle storie. I fratelli Grimm, Edgar Allan Poe ed altri grandi scrittori, per parlare del mondo e della loro realtà, scrivevano storie, trasportando la loro esperienza su un’ altro livello, surreale e fantastico. Io sulle loro orme, intendo fare proprio questo. Voglio raccontare favole: ad episodi in cui ogni quadro ne rappresenta una parte, oppure storie a se stanti racchiuse in unica opera.
Snub per quanto inserito in un mondo totalmente “altro”, vive condizioni e situazioni che anche noi viviamo quotidianamente. A volte si trova in condizioni di necessità, come dover raggiungere un obiettivo, altre volte di impotenza rispetto ad alcuni avvenimenti e altre volte invece di scoperta di alcune situazioni. Di volta in volta cambia.
Racconto una favola cercando di descrivere quello che noi viviamo oggi, con un linguaggio in parte surreale, in parte molto pop (attraverso i colori e i “codici”), in parte legato ad un forte simbolismo. Secondo me è proprio questo l’ ideale per esprimere oggi la realtà che noi viviamo. Credo che ogni contenuto abbia un linguaggio ideale per essere espresso. Oggi come oggi, nell’ assurdità totale in cui viviamo, tutto è molto “pesante”, difficile e caotico, ma anche così estremamente pacchiano e luminoso. Tutti che ridono per far vedere che sono felici, quando magari dietro, in verità è tutt’altro. Trovo quindi che questo mio modo di ritrarre la realtà sia forse uno dei più indicati in questo momento.
Il titolo della mostra: “Surreality Show“, è quindi adatto alle tue opere e al tuo pensiero?
Il titolo della mostra è perfetto, perché è proprio l’ espressione di questo mio pensiero: l’opporsi all’ idea del “reality” in cui si pensa più all’immagine e alla mercificazione della realtà. È soltanto lo spirito voyeur più basso che viene stimolato. In questa mostra, invece, vorremmo far “sbirciare” le persone più in profondità, cercando qualcosa che li riguarda, analizzandolo, però, attraverso un altro linguaggio, che è quello di un nuovo surrealismo e di un nuovo figurativismo.
È presente anche il fattore “inconscio”, però è un discorso molto delicato, perché si passa da un inconscio come poteva essere quello “singolare” di Dalì (Il quale nei suoi quadri inseriva frammenti della “sua storia”, in modo da non poter essere recepita a pieno da tutti), ad un’ inconscio più “collettivo”, in cui sono i simboli e gli oggetti quotidiani quali ad esempio: Hello Kitty, chiavi, peluche, porte, ad essere inseriti nelle opere d’arte. Essendo difatti tutte cose che rimandano ad oggetti reali, ognuno ne è a conoscenza e può così riceverne degli stimoli. Il passaggio è da Freud a Jung, ovvero da un’ inconscio “personale” ad un’ inconscio “collettivo”.
Ritornando invece al tuo “avatar” SNUB, ho notato delle affinità con il Loplop, il personaggio fantastico ideato da Max Ernst nei suoi quadri. È stata una tua fonte di ispirazione?
In realtà no, però comprendo come può essere adatto avere un personaggio, che possa un po’ essere il protagonista di questi mondi, poiché si esce un po’ fuori da quel limite che ti dà l’essere umano. Non puoi raccontare un mondo fantastico e mettere come protagonista un’ essere umano, perché altrimenti verrebbe percepita come la nostra realtà. Snub e Loplop sono quindi i personaggi ideali per un tipo di indagine pittorica surreale.
Parliamo d’ altro. Tra i tanti progetti interessanti a cui hai partecipato, mi risulta che hai anche collaborato con il gruppo hip hop dei COR VELENO, giusto?
Si, loro li conosco da tempo, facciamo parte dello stesso ambito culturale e artistico romano. Ci si incontra spesso. Ultimamente c’ è stata la fortunata occasione di lavorare come scenografo in 2 loro video: “Cantano tutti” e “Nel nome del padre”. È stato molto stimolante, perché mi sono trovato di fronte ad un tipo di vincoli, limiti ma soprattutto stimoli che non avevo mai affrontato. Tutto questo, mi ha portato a diversificare il mio modo di ragionare e di lavorare a seconda del contesto. È stata davvero un’ esperienza interessante.
Ritornando invece al tuo ultimo progetto, quanto c’è del primo surrealismo in questo nuovo movimento del POP – SURREALISM? Inoltre ci sono altre considerazioni che vuoi esprimere riguardo la mostra?
Il surrealismo (inteso come, il movimento culturale nato nel 1924), è paragonabile ad un “nonno” di questo nuovo movimento che assume i nomi più vari: New Pop, Pop-Surrealism, Nuovo Figurativismo. Non è quindi uno dei padri diretti. Ci sono delle suggestioni surreali ma si tratta comunque di un superamento, e nella mostra è ben evidenziato.
Per quanto riguarda il “Surreality Show“, una delle cose più importanti da sottolineare, è la volontà e la capacità di mostrare un’ importante spaccato sull’odierna situazione degli artisti che, oggi, fanno questo tipo di arte e che finalmente in Italia comincia ad attirare un po’ di attenzione. I 5 artisti che hanno partecipato sono difatti: tre di Roma, uno di Terni e uno di Milano. Quindi, anche se non c’ è stato modo di collaborare da nord a sud( dove ci sono altri grandissimi artisti), questa mostra fa vedere che non si tratta solo di una rappresentanza romana, ma che questo discorso è seguito in tutta Italia, attraverso un’ importante processo di diramazione culturale.
Tommaso Zijno